Venerdì 14 settembre ore 21

Teatro Tina di Lorenzo – Piazza XVI Maggio, 1

INGRESSO €5,00

Premio Scenario per Ustica 2011
Premio In-Box 2012
Premio Internazionale T. Pomodoro 2013
di Carullo-Minasi
regia, testi ed interpretazione di Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi
scene e costumi Cinzia Muscolino
disegno luci Roberto Bonaventura
aiuto regia Roberto Bitto
produzione Carullo-Minasi e Il Castello di Sancio Panza

Un uomo e una donna si ritrovano sul grande palco dell’esistenza, nascosti nel loro mistero di vita
che li riduce dentro uno spazio sempre più stretto, dall’arredamento essenziale, stranamente
ingigantito, alla stregua dell’immaginario dei bimbi in fase febbricitante. Attraversano le sezioni della
loro tenera e terribile, goffa e grottesca vita/giornata condivisa. Sembrano essere chiusi in una
scatoletta di metallo, asettica e sorda alle bellezze di cui sono potenziali portatori, ma un “balzo” –
nonostante le gambe molli – aprirà la custodia del loro carillon. Fuoriescono vivendo il sogno della
vera vita da cui non è più necessario sfuggire, ma solo vivere, con la grazia e l’incanto di chi ha
imparato ad amare la fame, la malattia, i limiti dello stare. Immagine-cripta sacra, surreale e festosa,
quella del loro matrimonio, dove come in una giostra di suoni, colori e coriandoli, finiranno per
scambiarsi meravigliosi propositi di poesia.
Vogliamo, tra le righe della poesia farci portavoce di una generazione presa dai tarli cui è preclusa
la possibilità di realizzare, con onestà e senza compromessi, le proprie ambizioni. Sentiamo pesante
l’immortalità della tragica favola di Romeo e Giulietta lì dove nulla di vivo resta se non i vecchi, la
cui faida e il cui egoismo, non il caso, hanno ucciso i giovani. Romeo e Giulietta potranno finalmente
stare insieme ma solo nella cripta, col loro amore per l’eternità nelle statue d’oro che i carnefici
eleveranno a ricordo. Abbiamo voglia di sfidare il mito e celebrare il lieto fine nella vita, o
quantomeno nella speranza della stessa, e non nella morte avendo avuto la paradossale e sacrale
fortuna di toccarla in vita. Carullo-Minasi